Che cos’è?
L’amnesia dissociativa fa parte dei disturbi dissociativi ed è definita dal DSM-IV come l’incapacità di ricordare importanti informazioni personali, solitamente legate ad un trauma o che generano stress nella persona. Il numero d’informazioni perse è troppo esteso e il tipo di dati troppo importante per essere stati persi solo a causa della normale tendenza a dimenticare.
Si parla di amnesia dissociativa se la perdita di memoria non si manifesta esclusivamente nel corso di un disturbo dissociativo d’identità, durante una fuga dissociativa, un disturbo post-traumatico da stress o acuto da stress o, ancora, durante un disturbo di somatizzazione. Infine, non deve essere provocata dall’effetto di una sostanza (es.: alcool, droghe) o da una condizione medica generale o neurologica (es.: lesioni cerebrali dovute a trauma o deterioramento neurologico) (DSM-IV).
Dall’inizio dell’amnesia, le persone solitamente appaiono confuse, mentre il grado di preoccupazione che segue l’amnesia dipende molto dalla rilevanza che le informazioni perse hanno per la persona (es.: informazioni che riguardano problemi o relazioni interpersonali, ecc.).
Inoltre, mentre la maggior parte dei pazienti è consapevole di aver perso alcune informazioni, alcuni non ne hanno consapevolezza e si rendono conto di aver dimenticato cose importanti quando s’imbattono nelle prove tangibili che attestano cose che hanno fatto o detto o, ancora, quando gli altri gliene forniscono una prova.
Di solito, il periodo di tempo dimenticato ha confini netti e coincide con il periodo in cui si è verificato un episodio traumatico (es.: un’azione di guerra, una calamità naturale, un’aggressione o un abuso sessuale, un lutto ecc.) di cui non si ricorda nulla. In questo caso, si parla di amnesia selettiva. In alcuni casi, invece, le persone dimenticano un lungo periodo di tempo (amnesia continua) o, ancora, tutti gli episodi della propria vita (amnesia generalizzata).
Il nucleo del disturbo è la presenza di un fenomeno cognitivo di tipo dissociativo in reazione ad un evento traumatico. Le ricerche attuali mostrano che la dissociazione è una perdita della capacità della mente di integrare alcune sue funzioni superiori (Dutra et al. 2009, Waller et al. 1996) quali la memoria, la percezione e la consapevolezza di sé.
Quello che accade è che di fronte alle esperienze traumatiche le normali risposte di attacco e fuga, che utilizziamo per difenderci in situazioni che ci provocano paura, sono insufficienti (si pensi a casi di abuso o di aggressione in cui non si riesce a scappare). In questi casi, sembra che si attivi una risposta biologica del nostro corpo (a livello vagale) che provoca la disattivazione delle connessioni cerebrali superiori (come la memoria) e uno stato di morte apparente che protegge la persona dalla sofferenza e dal dolore provocati dall’esperienza (Clerici e Veneroni 2011). La dissociazione, quindi, è un fenomeno mentale che impedisce l’integrazione dell’evento traumatico nello stato cosciente (Nijenhuis et al. 1998; Schore 2009). Le esperienze che vengono fatte in questo stato di interruzione della coscienza, quindi, vengono memorizzate in modo diverso dal solito (ad es.: non c’è riferimento spazio-temporale o chiari riferimenti al contesto, hanno la caratteristica di irrealtà) ed è per questo che quando la persona torna ad uno stato di coscienza normale (dopo l’evento traumatico) non ricorda quello che è successo quando era nello stato dissociativo e non ricorda più nulla del trauma.
L’esperienza traumatica, quindi, non riesce a essere collocata nel sistema ordinato di memorie, e non riesce a integrarsi con le altre informazioni e significati di cui un individuo normalmente dispone e che compongono il senso di sé, la sua identità.
Quando nasce e chi colpisce?
L’amnesia dissociativa può presentarsi in ogni fascia di età, dai bambini piccoli agli adulti in conseguenza di eventi traumatici. L’incidenza dell’amnesia dissociativa sulla popolazione generale non è nota, ma è più frequente tra i giovani adulti.
Come nasce?
L’amnesia dissociativa sembra essere conseguente ad alcuni fattori scatenanti esterni come esperienze d’abuso, di aggressioni, di lutti, abbandono e altre esperienze traumatiche, nonché da fattori di vulnerabilità personale (fattori di rischio interni) costituiti da: il livello di stress che la persona percepisce a seguito delle esperienze traumatiche subite e dalla presenza di alcune caratteristiche di personalità come la tendenza ad usare delle difese psicologiche immature di fronte ad un evento stressante. Rientra tra i fattori di vulnerabilità personale anche avere avuto nell’infanzia una relazione di attaccamento disorganizzato (D) con la propria figura di riferimento (la madre o altro tutor) che si dimostra incoerente nella cura, alternando in modo imprevedibile un atteggiamento aggressivo e violento nei confronti del figlio e un atteggiamento più disponibile. Alcuni studi, infatti (Main e Hesse, 1990, 1992), mostrano che nei bambini D si sono già sviluppati dei comportamenti dissociativi, sviluppati dal bambino a seguito delle esperienze di aggressività e violenza del genitore. Il trauma, quindi, è solo un evento ma la risposta patologica della dissociazione è legata a fattori di vulnerabilità personale.
Quali conseguenze?
Il disturbo causa un forte disagio nella persona nel momento in cui si accorge di non ricordare informazioni importanti su di sé che invece gli altri sembrano ricordare e gli riportano. Inoltre, segue una rapida compromissione delle relazioni interpersonali e dell’area lavorativa a causa della perdita di memoria per alcuni eventi importanti.