Che cosa sono?
Nel DSM-IV si parla di depressione post-partum (DPP) per indicare una forma di depressione che ha inizio entro le prime quattro settimane dopo il parto, mentre secondo l’ICD-10 (OMS, 1993), la diagnosi di disturbi puerperali implica che i sintomi compaiono entro sei settimane dalla nascita del bambino. Nella pratica clinica, però, è stato osservato che il periodo d’insorgenza dei sintomi depressivi può essere molto più ampio. In tal senso, Milgrom, Martin e Negri (2003), suggeriscono l’uso dell’espressione depressione post-natale (DPN), per indicare tutti i casi in cui le donne diventano depresse dopo la nascita del loro bambino e rispondo ai criteri diagnostici del disturbo depressivo, indipendentemente dal momento d’insorgenza dei sintomi. In particolare, si tratta di una condizione caratterizzata da sentimenti di tristezza; senso di colpa e di inutilità; ansia, pensieri di suicidio e sulla morte; difficoltà di concentrazione e nel prendere decisioni; disturbi del sonno e dell’appetito; mancanza di interessi e energia.
È importante discriminare la depressione post-partum dalla maternity blues (MB), una reazione depressiva momentanea, caratterizzata da una certa instabilità emotiva, che si manifesta nelle prime due settimane dopo il parto ed è imputabile ai cambiamenti ormonali e psicologici che avvengono nella donna con la nascita del suo bambino. La MB è presente nell’80% delle donne, e si differenzia dalla depressione post-partum per una minor gravità e una minor durata dei sintomi; tuttavia, è necessario porre particolare attenzione alla MB perché se tali sintomi persistono nel tempo, possono provocare una depressione post-partum (Henshaw, Foreman & Cox, 2004). Molto più gravi e rari (0,01%), invece, sono i casi di psicosi puerperale, caratterizzati dalla presenza di comportamenti gravemente disturbati, allucinazioni e disorganizzazione estrema, che richiedono un intervento psichiatrico immediato. Sebbene di natura reattiva e transitoria, questa sindrome può rappresentare un ingresso privilegiato per l’insediarsi di sintomi schizofrenici o maniaco-depressivi (Blum, 2007).
Perché nascono?
Tra i principali fattori di rischio della DPN, si possono annoverare aspetti psicologici e psicodinamici, biologici, socio-culturali e tangibili, che non vanno considerati in modo isolato (McMahon, Barnett, Kowalenko, & Tennant, 2005).
- Aspetti psicologici: depressione o ansietà in gravidanza (Robertson et al., 2004); storia passata di depressione (O’Hara, 1986) e di altri tipi di disturbi psichiatrici (Elliot, 1984); bassi livelli di supporto sociale e coniugale (Robertson et al., 2004); scarso match tra il temperamento infantile e quello materno (Herz, 1992); esperienze di eventi di vita stressanti durante la gravidanza e nel primo periodo postpartum (Robertson et al., 2004); conflitti di coppia (Kumar e Robson, 1984) e relazione di coppia insoddisfacente (Milgrom, Martin, Negri, 2003); scarso senso di autoefficacia materna in gravidanza (Kumar e Robson, 1984); scarse abilità sociali (O’Hara, 1986), che a loro volta sono connesse alla scarsa capacità di ottenere rinforzi positivi dagli altri (Lewinshon, 1974); caratteristiche di personalità: stile difensivo immaturo, locus of control esterno, presenza di credenze irrazionali (Beatrice e Milgrom, 1999); elevato nevroticismo e sensibilità interpersonale (Boyce, 1994).
- Fattori psicodinamici: relazioni povere con la propria madre (Uddenberg e Nilsson, 1975); percezione di più bassi livelli di accudimento ricevuti dai propri genitori nell’infanzia (Gotlib, Whiffen, Fallace, & Mount, 1991); presenza di un genitore ostile o distaccato nell’infanzia della donna, soprattutto se associata a successive esperienze di abuso (Raphael-Leff, 1991).
- Aspetti tangibili: gravidanze indesiderate/inattese (Leathers & Kelley, 2000); parto cesareo (Hannah et al., 1992); isolamento, status sociale, giovane età della madre o carenza di sostegno (CoM, 1988); storia di infertilità, malattie del bambino, e isolamento dalla famiglia e dagli amici (Herz, 1992).
- Aspetti biologici: disturbi disforici premestruali o calo dell’umore dovuto all’assunzione del contraccettivo orale (Bloch, Rotenberg, Koren, & Klein, 2005); profondi cambiamenti ormonali e biochimici (estrogeni, progesterone, cortisolo e prolattina) che accompagnano la gravidanza e il postpartum (Hopkins et al., 1984); accentuata reattività umorale ai cambiamenti ormonali del post-partum (Bloch, Rotenberg, Koren, & Klein, 2005).
- Aspetti socio-culturali: un pattern di aspettative irrealistiche circa il ruolo di madre, nella donna e nelle rappresentazioni sociali nelle società occidentali (Adcock, 1993), che crea un senso di frustrazione per l’impossibilità di essere perfette, e una riduzione dell’autostima della donna.
Quali conseguenze?
Gli effetti della depressione post-partum riguardano, purtroppo, numerosi aspetti. Tale condizione, infatti, influisce negativamente non solo sul recupero psicofisico della madre, ma anche sul benessere del bambino, sulla relazione madre-bambino, sulla relazione di coppia e sul partner.