Che cos’è?
Il Disturbo da Deficit d’Attenzione ed Iperattività (ADHD) è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include disattenzione, impulsività e iperattività .
I bambini che ne sono affetti sono disattenti e facilmente distraibili da stimoli non pertinenti e manifestano difficoltà ad organizzare e completare le proprie attività, a causa dell’incapacità di mantenere l’attenzione sul compito. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente (spesso fallisce nel prestare attenzione ai dettagli o compie errori di inattenzione nei compiti a scuola, nel lavoro o in altre attività; ha difficoltà nel sostenere l’attenzione nei compiti o in attività di gioco; sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente ecc.). L’impulsività, invece, si caratterizza come impazienza, difficoltà a dilazionare risposte ed intrusività sociale (spesso ha difficoltà ad aspettare il proprio turno, agisce senza tener conto delle conseguenze; ecc.). L’iperattività è caratterizzata dall’agitazione motoria (spesso muove le mani con irrequietezza, scorazza dovunque in modo eccessivo, è costantemente in movimento; ha difficoltà a svolgere compiti o attività tranquille; è molto impaziente; ecc.).
È bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino.
Tale disturbo può presentarsi assieme ad altri disturbi quali: il Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP), il Disturbo della Condotta (DC), i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e della comunicazione; è comune, inoltre, l’associazione con i Disturbi dell’Evacuazione, quelli da Abuso di Sostanze, i Disturbi d’Ansia; sono anche associati i Disturbi Depressivi, il Disturbo Bipolare, il Disturbo da Tic e una forma complessa di Disturbo d’Ansia con componente ossessivo-compulsiva.
Il quadro clinico del paziente con ADHD può essere peggiorato dalla presenza di alcuni fattori cognitivo-emozionali che si associano al disturbo: scarsa capacità di tolleranza della frustrazione, insicurezza, bassa autostima e condotte regressive come l’isolamento e un’eccessiva dipendenza da figure significative.
Per effettuare diagnosi, devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
- Le manifestazioni comportamentali del disturbo/sintomi si devono presentare prima dei 7 anni di età;
- I problemi causati dai sintomi si devono manifestare in almeno due contesti significativi (es. scuola, famiglia);
- I sintomi devono compromettere il rendimento scolastico, lavorativo e/o sociale;
- I sintomi non si manifestano esclusivamente nel corso di un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, Schizofrenia o altri Disturbi Psicotici oppure che non siano meglio giustificati da altri disturbi mentali (es. Disturbi dell’Umore, Disturbi Ansiosi, Disturbi Dissociativi o Disturbi di Personalità).
A seconda della prevalenza di sintomi, si può diagnosticare il sottotipo disattento (I), iperattivo-impulsivo (II) o combinato.
Quando nasce e chi colpisce?
Il disturbo ha una prevalenza dal 3 al 7% nei bambini in età prescolare, ed è più frequente nei maschi che nelle femmine.
Perché nasce?
Tra i fattori predisponenti si riscontrano:
- fattori genetici,
- fattori ambientali, prenatali e perinatali: esposizione ad alcol e fumo durante la gravidanza e i primissimi anni di vita, complicanze durante la gravidanza e il parto, infezioni prese durante la gravidanza, alla nascita o nei primi anni di vita; sofferenza fetale, asfissia perinatale, sofferenze cerebrali post-natali, quali traumi o convulsioni,
- disturbi del comportamento nei genitori,
- disturbi dell’umore, soprattutto di tipo depressivo nella madre,
- fattori traumatici durante l’infanzia: esperienze di allontanamento dalla famiglia, violenze e abusi,
- modalità educative e relazionali inadeguate: incoerenza e ambiguità educativa, lassismo, eccessiva durezza, alternanza di lassismo e durezza.
Quali conseguenze?
Il deficit attentivo, l’impulsività e l’iperattività che caratterizzano questi ragazzi interferiscono con la qualità della loro vita sociale, provocando un impoverimento delle relazionali interpersonali, oltre che della performance scolastica.