Che cos’è?
La diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore nei bambini viene fatta se si è verificato almeno un episodio depressivo (situazione psicologica, emotiva ed affettiva, caratterizzata da umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni) della durata di almeno 2 settimane. È necessario che i sintomi non siano meglio spiegati da altri disturbi.
Nello specifico i sintomi comprendono:
- Sintomi Emozionali
- Umore disforico, collerico e irritabile
- Anedonia
- Tendenza al pianto e perdita di allegria
- Non sentirsi amati
- Autocommiserazione
- Sintomi Cognitivi
- Autosvalutazione
- Senso di colpa
- Difficoltà di concentrazione e decisione
- Pensieri e preoccupazioni di morte
- Sintomi Motivazionali
- Chiusura sociale
- Peggioramento delle prestazioni scolastiche
- Ideazione e comportamenti suicidari
- Sintomi Fisici e Neurovegetativi
- Affaticamento
- Aumento o diminuzione dell’appetito
- Dolori e malessere
- Disturbi del sonno: insonnia o ipersonnia
- Rallentamento o agitazione psicomotoria.
Si ritrovano spesso nei bambini: aggressività, pseudo-precocità comportamentale che nasconde sofferenza inespressa, inerzia, assenza col pensiero, incubi e calo improvviso del rendimento scolastico. Se i sintomi non sono così numerosi e gravi, si può ricorrere alla diagnosi di Disturbo Distimico. Spesso l’episodio depressivo viene ignorato dai genitori e ciò può portare all’accentuazione e alla cronicizzazione dei sintomi depressivi, favorendo l’evoluzione del disturbo in una malattia depressiva o in condotte psicopatiche. È importante una diagnosi e un intervento precoce, visto che la ricerca ha mostrato una sostanziale continuità tra depressione infantile e in età adulta.
Alla Depressione Maggiore nell’infanzia possono associarsi altre psicopatologie come ADHD, DSA, Ritardo Mentale, con consapevolezza del problema, Disturbi d’Ansia.
Quando nasce e chi colpisce?
Circa il 2% dei bambini in età scolare (fra i 6 e i 12 anni) mostra sintomi di Depressione Maggiore. Le percentuali oscillano tra il 3% e il 5% per bambini che vivono in comunità e dal 20 al 40% in bambini ospedalizzati, a seconda della patologia. Con la pubertà, la percentuale di depressione aumenta a circa il 4%. Il disturbo è maggiore nei maschi sino a 12 anni. Con l’adolescenza le ragazze hanno una maggior probabilità rispetto ai maschi di soffrire di depressione per la prima volta. La depressione è diagnosticabile anche prima dell’età scolare (2-5 anni) quando è più difficile che si manifesti, ma può comunque verificarsi.
Perché nasce?
Vi sono diversi fattori scatenanti il problema che possono verificarsi simultaneamente:
- Fattori biologici: riduzione di dopamina-noradrenalina e serotonina, disfunzioni endocrine, gh anomalo).
- Familiarità: disturbi psicopatologici nei genitori, soprattutto della madre, atteggiamenti iperprotettivi e soffocanti verso il figlio.
- Storia personale del bambino: stile educativo rigido, con genitori oppressivi, severi e poco empatici, lutto in famiglia, separazioni importanti, genitori emotivamente distanti, eventi critici che riducono la disponibilità emotiva del genitore, malattie croniche violenze e abusi, eccessivo carico scolastico, soprattutto in presenza di un funzionamento intellettivo limite, stili relazionali disfunzionali. Sebbene non è stata riscontrata una relazione univoca tra attaccamento insicuro e psicopatologia, è dimostrato che la mancanza di sensibilità genitoriale e di sintonizzazione con il bambino sono fattori che predispongono all’insorgenza di disturbi depressivi.
- Fattori cognitivi-emozionali: eccessiva reattività agli stressor ambientali, elaborazione cognitiva ed emotiva drammatica di un evento critico, distorsione cognitiva negativa dell’interpretazione degli eventi, senso di impotenza, incapacità di produrre esperienze piacevoli e di evitarne avversive, comportamenti di fuga ed evitamento, svalutazione di sé e tendenza all’isolamento, mancanza di strategie di coping efficaci, visione irrimediabilmente negativa del futuro, stili di attribuzione disfunzionali (ad es. tendenza ad attribuire a se stesso la causa degli insuccessi personali e al caso i successi, la tendenza a generalizzare un problema in un’area di vita a tutte le aree esistenziali, la tendenza a considerare immodificabili certe problematiche), bassa autostima nelle aree interpersonale e scolastica, bassa autoefficacia e bassa capacità di provare soddisfazione per i successi.
Quali conseguenze?
Vi possono essere drammatiche conseguenze sullo sviluppo relazionale, cognitivo ed affettivo del bambino, compromissione del funzionamento sociale e personale, con interferenze negative nelle prestazioni scolastiche e nelle interazioni sociali.