Che cos’è?
Questa categoria dovrebbe essere usata quando vi è una grave e generalizzata compromissione dello sviluppo dell’interazione sociale reciproca associata con una compromissione delle capacità di comunicazione verbali o non verbali o con la presenza di comportamenti, interessi o attività stereotipati, ma non risultano soddisfatti i criteri per uno specifico Disturbo Pervasivo dello Sviluppo, la Schizofrenia, il Disturbo Schizotipico di Personalità o il Disturbo di Evitamento di Personalità. Per esempio, questa categoria include l’“Autismo Atipico” o disarmonia evolutiva per indicare una perturbazione globale della personalità, con capacità relazionali e cognitive disarmoniche: gravemente compromesse in alcune aree e integre in altre. In questa categoria ricadono alcuni sintomi autistici, ma in forma attenuata, sfumata, dopo un periodo di buon funzionamento psichico (diversamente dall’Autismo dove le anomalie si riscontrano ben presto e comunque entro il 3 anno di vita). Spesso questi bambini manifestano una parziale distorsione del rapporto con la realtà, e mostrano deficit attentivi e difficoltà di concentrazione e apprendimento associati a carenza intellettiva; difficoltà di interazione, aggressività, stereotipie e irrequietezza motoria.
Quando nasce e chi colpisce?
Circa la prevalenza non ci sono dati epidemiologici chiari, anche se si ritiene che questo disturbo sia molto raro e più presente nei maschi. A differenza del Disturbo Autistico, questo disturbo esordisce tardivamente dopo un periodo di sviluppo apparentemente normale nei primi due anni.
Perché nasce?
Ancora oggi non vi è una teoria unificante che possa spiegare l’Autismo. Tra le possibili cause dell’Autismo, l’ipotesi relazionale che faceva ricadere tutte le colpe sui genitori (teoria della madre frigorifero) incapaci di stabilire un rapporto emotivo con i figli è stata definitivamente abbandonata. I dati che ne studiano le possibili cause riguardano, infatti, l’ambito genetico, neurologico, immunologico, metabolico, cognitivo, comportamentale, neuropsicologico.
- Fattori biologici: Possibili cause sono riconducibili alla rosolia in gravidanza, a condizioni negative neonatali o ostetriche, ad anomalie in diverse strutture celebrali in particolare nel cervelletto, nell’amigdala, nell’ippocampo, nel setto e nei corpi mammillari. La ricerca neurochimica suggerisce che vi siano delle alterazioni nel metabolismo della serotonina e di altri neurotrasmettitori. La maggiore incidenza nei maschi farebbe pensare all’implicazione di anomalie sui cromosomi sessuali.
- Fattori cognitivi:
- Mancanza della teoria della mente e deficit meta rappresentativi ovvero l’incapacità di attribuire a se stessi e agli altri stati mentali, di immaginare il punto di vista degli altri ecc. Di qui, le carenze nel gioco simbolico, (che richiede la capacità di condividere con gli altri il far finta che un oggetto sia qualcos’altro), nella socializzazione, nell’immaginazione e nella comunicazione.
- Deficit di coerenza centrale ovvero la difficoltà a cogliere gli aspetti generali di una situazione e tendenza a fermarsi sui dettagli, responsabile della difficoltà a comprendere gli aspetti contestuali e ad integrare informazioni a diversi livelli. Evidenze sperimentali mostrano che gli autistici mostrano abilità di individuare figure nascoste all’interno di una figura complessa superiori alla norma, lasciando ipotizzare che il contesto globale viene da loro ignorato, avendo un particolare stile cognitivo analitico.
- Deficit nelle funzioni esecutive ovvero la difficoltà a pianificare gli obiettivi, a controllare gli impulsi, ad organizzare la ricerca, mancanza di flessibilità di pensiero azione manifestati da un comportamento rigido, inflessibile, dalla perseverazione su un compito ecc.
Quali conseguenze?
Le difficoltà sul piano sociale e comportamentale del bambino hanno profonde ripercussioni sulla famiglia che deve spesso far fronte ai giudizi e alle critiche dei vicini, parenti, amici o conoscenti del cui bisogno avrebbero invece disperatamente bisogno. La paura e l’angoscia generati dai comportamenti insoliti e bizzarri del bambino possono portare i genitori a chiudersi all’interno delle mura domestiche e a isolarsi, precludendo al bambino una serie di attività e l’ampliamento degli interessi già fortemente ristretti a causa del disturbo. Gli effetti dell’incomprensione sociale sono ancora più devastanti se il bambino viene anche respinto dalle istituzioni scolastiche e sanitarie e non gli viene offerta la possibilità di programmi didattici ed educativi individualizzati finalizzati a potenziare le sue abilità. Se, invece, si realizzano programmi di intervento strutturati, precoci e sistematici, si verifica una riduzione significativa dei disturbi del comportamento e dei deficit di interazione sociale e si può favorire una maggiore autonomia del bambino.