Che cos’è?
I ragazzini che presentano un Disturbo Oppositivo-Provocatorio sono descritti come disubbidienti, insofferenti alle regole, provocatori e aggressivi. Sembrano perdere il controllo del proprio comportamento, con improvvisi scatti d’ira. Non sopportano le prescrizioni, verso le quali sviluppano un atteggiamento di sfida e manifestano un comportamento ostile.
La diagnosi è appropriata se è presente una modalità di comportamento negativistico, ostile e provocatorio che dura da almeno 6 mesi. Rispetto ai bambini della stessa età mentale questi soggetti presentano un’aggressività molto più invalidante e difficilmente modificabile. Sono arrabbiati, risentiti, insofferenti, non accettano l’autorità degli adulti e vi si ribellano apertamente. Lottano continuamente con i genitori, sono spesso suscettibili o facilmente irritati dagli altri; dispettosi e vendicativi. Tale comportamento causa compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.
Quando nasce e chi colpisce?
Tale disturbo è molto comune nei bambini di età prescolare e negli adolescenti. Ha maggiore prevalenza tra i maschi che tra le femmine. Il numero dei sintomi tende ad aumentare con l’età.
Perché nasce?
Una prima ipotesi relativamente alle cause del disturbo sostiene che alla base del disturbo ci sia un’ipofunzionalità del sistema dopaminergico, il quale è implicato nelle connessioni funzionali di quelle aree encefaliche che regolano l’attività motoria. Una seconda ipotesi, il modello psicogenetico ritiene, invece, che il comportamento iperattivo e la disattenzione siano delle risposte maladattive legate a situazioni conflittuali. Il bambino, in altre parole, manifesterebbe il suo malessere (ansia, disagio, bassi livelli d’autostima) attraverso questo particolare modo di entrare in relazione con gli altri.
Quali conseguenze?
Le conseguenze del disturbo sono scarso rendimento, mancanza d’integrazione nel gruppo classe, rifiuto da parte di compagni e insegnanti ed, infine, isolamento. Nella terza infanzia, che corrisponde al periodo in cui si passa dall’età infantile all’adolescenza, la probabilità di successo accademico e sociale per questi ragazzi è ridotta al minimo ed è in questa fase che si verifica la nascita delle bande, delle baby-gangs, cioè gruppi di giovani che condividono storie di insuccessi e rifiuti.