Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni, anche se si possono presentare ossessioni senza compulsioni e viceversa.
Secondo il DSM-IV le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini mentali ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e inappropriati e che causano ansia o disagio marcati. Sebbene la persona riconosca che sono prodotti della propria mente, non riesce a ignorarli o a neutralizzarli e sopprimerli con altri pensieri. Inoltre, le ossessioni spesso sono preoccupazioni bizzarre e la persona è consapevole della loro infondatezza ma quando compaiono generano così tanta ansia da non essere elaborate realisticamente.
La persona può avere preoccupazioni (ossessioni) di:
- Contaminazione: sporcarsi o contaminarsi venendo in contatto con oggetti (sporcizia, siringhe, ecc) o persone (es. il tossicodipendente, l’anziano) ritenute infette o, ancora, di potersi macchiare moralmente entrando in contatto con simboli del male (es.: pensare al diavolo, ecc.),
- Controllo: controllare che non avvengano catastrofi perché ha paura di doversi sentire in colpa per non aver fatto qualcosa di necessario (colpa da responsabilità) o per non aver evitato che tali catastrofi accadessero (colpa da omissione),
- Ordine e simmetria: altri possono preoccuparsi di avere tutto in ordine perché altrimenti hanno la sensazione che “ci sia qualcosa che non va”,
- Accumulo/accaparramento: la preoccupazione può essere quella di accumulare tanti oggetti inutili ed inservibili per paura di provare il senso di colpa derivante dall’aver eliminato cose che un giorno potrebbero servire,
- Superstizione: altri ancora ritengono che alcune parole, stimoli visivi o uditivi siano portatrici di negatività e sfortuna.
Infine ci sono persone che hanno delle ossessioni pure senza compulsioni, come il timore di fare male a se stessi o agli altri (es.: usando i coltelli o le forchette), oppure si preoccupano di pensieri a sfondo sessuale o di immagini violente che vengono loro in mente, o ancora si preoccupano di poter dire delle cose oscene o di poter fare cose imbarazzanti.
Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (es.: lavarsi le mani, ordinare, controllare) o azioni mentali (es.: pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione (DSM-IV). Si tratta di tentativi, da parte della persona, di neutralizzare le ossessioni e l’ansia che le accompagna, oppure sono volti a prevenire l’evento temuto (quando presente nelle ossessioni).
Tuttavia, tali compulsioni si rivelano del tutto inefficaci nel ridurre le ossessioni e costituiscono un elemento di aggravamento del disturbo. Esse comprendono:
- Contaminazione: rituali di pulizia,
- Controllo: tranquillizzarsi rispetto al dubbio di aver fatto qualcosa che può aver danneggiato se stesso, cose o persone o di poterlo fare,
- Ordine e simmetria: l’impulso a riordinare e allineare secondo una logica personale (es.: mettere gli oggetti in ordine di grandezza, oppure catalogarli per colore ecc.),
- Accumulo/accaparramento: comportamenti di accumulo di oggetti inutili che forse un giorno potranno servire,
- Superstizione: comportamenti, rituali ed azioni volti a neutralizzare l’effetto porta sfortuna di alcune cose o pensieri. E’ il caso della persona che teme di pensare a certi eventi negativi (morte, incidenti, ecc.) mentre effettua alcune operazioni (es. parlare, scrivere, leggere, mangiare, camminare, ecc.), poiché il pensiero negativo potrebbe in qualche modo trasformarsi in realtà. Tale effetto può essere scongiurato soltanto ripetendo l’atto (es. cancellando e riscrivendo la stessa parola, pensando a cose positive) o facendo qualche altro rituale “anti-iella”.
In ogni caso, sembra che alla base del disturbo ci sia la paura della persona di macchiarsi di colpa per irresponsabilità (Lopatka e Rachman, 1995; Mancini, D’Olimpo e D’Ercole, 2001) e la sensazione di avere un potere cruciale (pivotal power) nell’impedire che accadano gli eventi che teme (Salkolvskis, 1996).
Quando nasce e chi colpisce?
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo ha un’insorgenza molto precoce ed è massima tra i 15 e i 25 anni. Colpisce senza distinzioni di età e sesso dal 2% al 3% della popolazione, vale a dire che ogni cento persone che nascono oggi, due o tre svilupperanno nell’arco della propria vita un DOC.
In particolare, il disturbo se non curato tende a cronicizzarsi. Questo dato suggerisce che il disagio marcato che il disturbo provoca potrebbe potenzialmente durare anche molti anni.
Perché nasce?
Non esistono molti dati empirici sulle cause del disturbo. Tuttavia sembra che nella vita di molti pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo si siano verificati dei cambiamenti che hanno implicato un aumento percepito di responsabilità personale o un episodio che ha diminuito nella persona la fiducia nelle propria capacità (Bara, 1996) (fattori ambientali).
Questi eventi, tuttavia non sarebbero sufficienti da soli a spiegare l’insorgenza del disturbo ma si vanno a intrecciare con le vulnerabilità individuali (fattori interni). Tra questi ultimi vi sono le caratteristiche di personalità quali l’alta sensibilità alla minaccia o al pericolo, l’elevato senso di responsabilità, la rigidità morale e la timidezza. Anche la sensibilità personale alle situazioni di difficoltà (stress) e la tendenza a provare emozioni negative sembrano fattori di vulnerabilità che predispongono a sviluppare ossessioni e compulsioni.
Quali conseguenze?
Le ossessioni e le compulsioni, oltre a provocare nella persona una notevole sofferenza soggettiva per la loro intrusività (ossessioni) e per la loro impellenza (compulsioni), provocano anche un marcato deterioramento della vita sociale e lavorativa della persona che ne soffre. Infatti, se quest’ultima è obbligata a passare tante ore della giornata nell’eseguire le compulsioni non avrà molto tempo né molte risorse mentali per svolgere un’attività lavorativa o per incontrare altre persone. Inoltre, alcune ossessioni entrano di fatto in contrasto con la vita sociale o con l’attività lavorativa e la persona tende sistematicamente ad evitarli (es.: la persona che deve evitare il contatto con luoghi oggetti o persone perché potenziali portatori di batteri, infezioni ecc.).