Che cos’è?
Il bambino presenta disparità nell’uso del linguaggio a seconda delle situazioni sociali. Sebbene a casa il comportamento di questi bambini non lasci ipotizzare nessun problema, l’eccessiva timidezza in contesti esterni può trasformarsi nell’incapacità di far sentire la propria voce a persone non familiari quali insegnanti e compagni di classe, sebbene le competenze linguistiche, sia di comprensione che di produzione, siano nella norma. Si tratta di una condizione caratterizzata da una marcata selettività nel parlare, emozionalmente determinata. In genere si manifesta nell’infanzia ed è associato a ansia nei rapporti sociali, chiusura, ipersensibilità e opposività.
I sintomi riguardano prevalentemente:
- incapacità di parlare in una o più importanti situazioni sociali, inspiegabile da altri disturbi, quali il Disturbo Generalizzato dello Sviluppo e Ritardo Mentale;
- il livello di comprensione del linguaggio è adeguato e un livello di competenza nell’espressione linguistica risulta sufficiente per la comunicazione;
- l’incapacità di parlare non è determinata semplicemente dall’imbarazzo per una situazione sociale difficile, né dal disagio di una situazione sociale che crea senso di inadeguatezza; né da un disturbo dell’eloquio come le balbuzie;
- l’anomalia interferisce con i risultati scolastici-lavorativi o con la comunicazione sociale
- durata di almeno 1 mese e non limitata al primo mese di scuola.
Tale disturbo presenta spesso comorbilità con sintomi depressivi, Disturbi d’Ansia e disturbi socio-emozionali.
Quando nasce e chi colpisce?
Gli studi clinici indicano che l’incidenza di questo disturbo è tra lo 0,2 e l’ 1% della popolazione infantile. È più comune nelle bambine e si manifesta a partire dall’età prescolare.
Perché nasce?
I fattori causali più importanti sembrano essere: danno cerebrale minimo, traumi somatici o psicologici, in particolare durante lo sviluppo del linguaggio, e la struttura familiare, specie per la relazione con la madre. Non esiste accordo sulla causa del mutismo selettivo. Gli antecedenti psicopatologici sono i più vari, e non aiutano ad individuare una causa specifica. Può avere come antecedenti una predisposizione familiare ai disturbi del linguaggio; disturbi da parto, specie con anossia neonatale; pertosse precoce severa; tossicosi; convulsioni precoci. Possono essere rilevati (ma non sempre) situazioni conflittuali con i genitori, e/o con fratelli e sorelle; relazione madre-bambino alterata, (sentimenti di ambivalenza e di ostilità repressa, o iperprotezione materna, iperdipendenza dalla figura materna).
Quali conseguenze?
Come conseguenza il bambino può sviluppare timidezza eccessiva e patologica, una tendenza alla chiusura e al ritiro, ansia marcata per situazioni sociali, che producono fuga ed evitamento, dipendenza ambivalente nei confronti dei genitori e concomitante ostilità